Per tanto tempo, in conseguenza di una situazione di benessere diffuso in determinate aree geografiche, siamo stati convinti del fatto che le risorse naturali fossero pressoché illimitate e che cibo, acqua e le varie forme di energia di cui ci serviamo quotidianamente sarebbero state nella nostra disponibilità all’infinito. Negli ultimi anni però si è finalmente imposta una visione meno idealistica e più concreta, secondo la quale tale narrazione non coincide con la realtà e tutti quanti siamo chiamati ad atteggiamenti più responsabili e più rispettosi nei confronti del Pianeta in cui viviamo.
Il concetto di sostenibilità è ormai diventato imprescindibile e la sua applicazione ai vari settori produttivi è irrinunciabile: ovviamente non fa eccezione in tal senso neanche l’agricoltura. Quello che impariamo a conoscere come settore primario, infatti, è pienamente coinvolto in tale processo di maggiore consapevolezza, tanto da aver portato quella che è l’istituzione mondiale per eccellenza del settore, ossia la FAO, a individuare 5 principi fondamentali per l’agricoltura sostenibile. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha definito alcune priorità, strutturandole nei suddetti principi che, nello specifico, sono: proteggere e migliorare le risorse naturali; adattare la governance alle nuove sfide; migliorare i mezzi di sussistenza e favorire una crescita economica inclusiva; accrescere la resilienza di persone, comunità ed ecosistemi; aumentare produttività, occupazione e valore aggiunto nei sistemi alimentari.
Gli obiettivi alla base di tali principi definiscono dunque al meglio il concetto più ampio di agricoltura sostenibile, la cui promozione ha trovato un importantissimo spazio nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, così come stabilito dalle Nazioni Unite il 25 settembre del 2015 al momento di indicare 17 obiettivi da raggiungere, per l’appunto, entro il 2030. Il lavoro per far sì che progetti e obiettivi possano tramutarsi in realtà è dunque già avviato e va via via perfezionandosi, partendo soprattutto dalle tecniche e dai principi in linea con tale concetto: si pensi ad esempio alla cosiddetta Agricoltura biologica, che si serve di sostanze naturali e mira a non sfruttare in maniera eccessiva risorse fondamentali come il suolo e l’acqua; oppure alla Permacultura, che si pone l’obiettivo di garantire il mantenimento naturale del livello di fertilità del suolo, prendendo a prestito tematiche proprie di discipline quali l’economia e l’architettura; o ancora, al rispetto dell’ecosistema terrestre come base per il lavoro in ambito agricolo, come fa l’Agricoltura biodinamica.
In tale panorama di soluzioni e tecniche da impiegare vanno poi segnalati altri fenomeni, come l’Agricoltura solidale, che mette al centro le relazioni dirette e il rapporto fra uomo e ambiente, senza dimenticare l’esperienza degli Ecovillaggi, vere e proprie comunità che scelgono stili di vita e di comportamento differenti da quelli abituali per puntare proprio alla sostenibilità ambientale. In definitiva, la ricerca della sostenibilità non può prescindere dall’apporto del settore primario e si sta fortunatamente andando in questa direzione ormai da diversi anni.